sabato 29 dicembre 2012

Assange: The door is open? Propositi per il 2013.

E' apparso, come fa ogni tanto, dal balcone dell'ambasciata ecuadoriana a Londra, dove si è rifugiato a giugno scorso,   ed ha lanciato un nuovo anatema sulla folla:  WikiLeaks si appresta a rilasciare più di un milione di documenti segreti l'anno prossimo, dopo che lui, probabilmente, avrà ottenuto l'estradizione verso la Svezia.
Dopo aver fatto tremare la Casa Bianca e le diplomazie di tutto il mondo, rivelando crimini di guerra e trattative segrete, l'uomo sembra smagrito e pallido, ma sempre battagliero. 
Uno abituato a viaggiare per i continenti è relegato in una stanza di circa 20 metri quadri e sorvegliato a vista, ma dispone di sette computer, pane per i suoi denti... non solo...i supporters di WikiLeaks sono diventati una comunità attiva quasi in ogni Paese.
E mentre attendiamo le nuove rivelazioni, non possiamo non rimanere colpiti dalla sua citazione, che lo rende un po' più "umano": "Se uno crede in qualcosa, deve essere disposto a pagare il prezzo. E questo va bene. Il mio più grande dolore è che questo è un prezzo che i miei figli non sono stati d'accordo a pagare".

Assange dal balcone.

mercoledì 19 dicembre 2012

Strategia di auto-rappresentazione.

In un'ottica sociologica Pierre Bourdieu avrebbe chiamato così la necessità di nascondere la propria inferiorità economica, per cui l'abito o l'accessorio diventano una strategia per rivendicare una immagine di successo nella propria cerchia di conoscenze. Non a caso,  per fare degli esempi,  nella cultura hip hop imperversavano le catene d'oro, e da anni le borse Louis Vitton sono il simbolo, il "wannabe" di tutte le ragazze italiane modaiole.
Ma c'è un gruppo, una categoria di persone che è stato studiato e fotografato da Daniele Tamagni, che mi ha particolarmente colpito, provenendo da uno dei paesi africani più tormentati, la Repubblica del Congo. Il Paese è tra i primatisti mondiali per ricchezze del sottosuolo, ma risulta all'ultimo posto per il prodotto interno lordo.
Oltre ai diamanti e all'oro sono presenti grandi quantità di coltan, un prezioso minerale che è componente fondamentale per la fabbricazione dei nostri cellulari - pensate un po' - tanto che i registi del sanguinario conflitto che vede contrapposte le due etnie, tutsi ed hutu,  da decenni, sono le due superpotenze Cina e Usa.
In questo terrificante scenario sono nati i 'sapeurs' (prendono il nome dalla sigla SAPE, che significa Société des Ambianceurs et des Personnes Elegantes - Ambianceur è un neologismo coniato in Africa francofona, che significa  persone che creano un'atmosfera -)Bene, i sapeurs, che provengono quasi tutti da Brazzaville, la capitale, sono congolesi che fanno i tassisti, i falegnami, i becchini, e che si riuniscono, in genere la domenica,  perchè credono nell' edificante, redentore, beatificante effetto del vestirsi bene, tanto che sono disposti a mettere i loro sudati risparmi dentro questa convinzione, spendendo somme inverosimili per le loro possibilità, preferendo un abito griffato al cibo. Comprano scarpe di coccodrillo francesi, cappotti sportivi inglesi, cravatte artigianali italiane e sfilano e si muovono in complicate coreografie per farsi ammirare.
Se li interroghi, loro dicono che hanno la "sapology" nel sangue, e non si preoccupano del fatto  che con tutti quei soldi potrebbero acquistare una macchina, passare a una casa migliore, o pagare rette scolastiche per i  propri figli.

Giuro che non parlerò più male dei "coatti" italiani!


lunedì 10 dicembre 2012

Lo stress, brutta bestia!

La scorsa settimana ho visto a Vicenza una mostra proprio bella, che consiglio vivamente a tutti.
Se proprio non potete andare, sperimentate almeno  un tour virtuale : Raffaello verso Picasso.

C'è da dire, per onore di cronaca, che il produttore Marco Goldin è stato molto biasimato da alcuni dotti critici d'arte, per aver messo insieme "un'accozzaglia di opere sublimi, senza lo straccio di un'idea o di progetto culturale, che non sia l'apoteosi del marketing del capolavoro. "

In verità non sono molto d'accordo nella demolizione di queste iniziative, perchè se continuiamo con il discorso della fruizione elitaria della cultura  rischiamo di fare come Maria Antonietta, che, a proposito del popolo affamato, esordiva con "Mangino brioches".  Meglio un po' di pane, insomma. L'arte può essere anche divulgativa, condivisibile e coinvolgente, seppure alla base non ci sia una grande cultura e preparazione.  Anche per le nuove  generazioni marchiate Apple, aggiungo.

Siccome tra i possessori di apparecchi Apple ci sono anche io, la cosa che trovo veramente inconcepibile è l'accanimento degli operatori museali nel ricordare pedissequamente ed insistentemente che non si devono usare i cellulari. Sarebbe meglio, forse, farli depositare obbligatoriamente insieme a cappotti e borse e non disturbare continuamente i malcapitati visitatori. A maggior ragione leggendo che una nuova moda impazza, anche su Twitter: farsi degli scatti illegali e personalizzati accanto a famosissime opere d'arte, raccogliendoli sotto un unico hashtag, #Artselfie, slang americano per dire autoscatto.

Renoir, Dance at Bougival

Il ragazzo messo a guardia dei quadri era così stressato che invitava continuamente anche ad allontanarsi dalle opere, poco protette da sistemi di sicurezza. Con il risultato di interrompere in malo modo l'estasi prodotta da cotanta bellezza.  Imperdonabile.