(Blue Hair - Giancarlo Caracuzzo)
Lo sentiamo dire sempre dai conservatori bigotti: le donne ormai non conoscono vergogna; vanno in giro in minigonna, scollacciate, se la cercano proprio la violenza.
A leggere le notizie che vengono dall'India (purtroppo non ci sono mai stata) la dimensione del cambiamento è ancora più evidente: molte giovani donne hanno abbandonato negli ultimi anni il sari per jeans aderenti e hanno rinunciato a raccogliere i lunghi capelli nella tradizionale treccia, lasciandoli cadere sulle spalle, con grave imbarazzo di mamme e nonne.
Alcune "addirittura" guidano lo scooter nel traffico infernale delle grandi città, e non si siedono più all'amazzone sul sellino quando vengono trasportate, come continuano a fare le più anziane.
Spesso queste stesse ragazze, nel momento in cui sono promesse dalla famiglia ad uno sposo, magari più anziano, vengono indotte a cambiare atteggiamento con le buone o con le cattive, e in alcuni casi si ricorre anche ad un intervento per la ricostruzione della verginità perduta.
I casi di violenza sessuale nel 2011 sono stati circa 24.000, ma si considera che per ogni caso denunciato almeno 50 sono stati taciuti, per l'intervento delle famiglie e della polizia.
Nell'emergenza, quindi, un comitato di esperti e medici è stato chiamato a coordinare il comportamento delle autorità in presenza di una denuncia, creando un protocollo di intervento, che è andato fortunatamente a sostituire alcune pratiche. Per fare un esempio, veniva praticato il test delle "due dita", per verificare se la donna che ha subito violenza fosse già abituata a pratiche sessuali di penetrazione completa. In quel caso la violenza sarebbe meno grave.
Un'altra insensata valutazione sul tipo di violenza veniva dalla corporatura della vittima: se era di robusta corporatura avrebbe potuto opporre resistenza, non considerando che spesso deve difendersi da un branco e non da un singolo.
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